La chiesa deriva da diverse fasi costruttive e
ci appare nelle forme
dovute ad un intervento di restauro della metà del secolo
scorso, curato dall’allora parroco don Pietro Pelati.
La facciata
esterna a capanna conserva
l’originale bucatura superiore a croce greca, mentre il
leggero
aggetto attorno all’ingresso e sugli spigoli, la bifora e il
portale ad arco sono stati inseriti nei restauri di metà
Novecento.
La muratura esterna è realizzata con
laterizi di formati e lunghezze variabili: sul fronte si nota anche il
riutilizzo della bocca di un’anfora romana.
Sui fianchi
esterni lesene lisce
scandiscono lo spazio in tre campate.
Sul lato meridionale, un leggero
aggetto della muratura contiene l’arco bardellato di una
porta
tamponata.
Il
campanile, realizzato con una muratura a sacco molto regolare,
è
del secolo XIII. Scompartito da sottili lesene e da archetti in cotto
è compiuto da una cella campanaria, con bucature ad arco a
doppia ghiera, aggiunta nel secolo XIV. La cornice terminale
è
del secolo scorso. Da notare sono le testine fittili presenti nel primo
coronamento dei lati sud ed est e una testa marmorea
all’altezza
della cella.
L’aula
con struttura romanica è del secolo XII.
Il tetto a
capriate
interno è rialzato, rispetto all’originale, nel
secolo XIV
con la conseguente realizzazione di una cornice di mattoni posti in
verticale, sopra gli originali archetti pensili a tutto sesto. Tre
monofore per lato (due originali e la terza ricostruita nel secolo
scorso), illuminano l’interno.
Foto Federico
Baruffaldi
Il presbiterio e l’abside, sostituiscono
l’originale abside curva e sono stati aggiunti nella seconda
metà del Cinquecento.
L'abside oggi
è a pianta
rettangolare, ma in origine è stato ipotizzato
fosse a
pianta semicircolare. E' orientata ad est, secondo l'uso medievale
simbolico (verso Gerusalemme).
I fianchi della chiesa sono inoltre obliqui rispetto al muro di
facciata, caratteristica adottata dai costruttori romanici per
riflettere la piega del capo di Cristo in
croce, come in molte chiese minori dell'area padana ed appenninica.
Nulla rimane della decorazione interna. In prossimità del
campanile, si trova un'apertura ad arco, oggi murata, che forse
conduceva ad altri ambienti di servizio. Nell'abside si trova un
dipinto mantegnesco, della fine
del secolo XV, con la Madonna del Carmine in trono tra i Santi Cosma,
Damiano,
patroni della parrocchia e i Santi carmelitani Alberto e Angelo:
interessante sullo sfondo è il borgo in fiamme.
Gli affreschi alle pareti sono del Cinquecento.
A lato del presbiterio
una tela del 1749 raffigura la Beata Osanna Andreasi con
l’angelo
nell’atto di schiacciare il demonio: ai lati due santi tra
cui Giuseppe con il tronco fiorito.
Il restauro
novecentesco, con
l’intento di ripristinare l’aspetto romanico del
luogo,
porta oltre alle alterazioni sopra descritte, anche
all’eliminazione delle cappelle laterali e di uno zoccolo a
scarpa del Cinquecento; alla demolizione degli intonaci e
all’inserimento di manubriati romani nelle lacune della
muratura
esterna.
Da Ecomuseo
Mantova La Strada del Romanico
Il
tabernacolo (produzione veneta, seconda
metà sec. XIV) proviene dalla chiesa
parrocchiale di Pradello, frazione
di Villimpenta, dove fu smurato ad opera del parroco don Italo Zanoni
per cederlo al parroco don Pierino Pelati di Barbassolo, che lo
utilizzò a grata di confessionale. Nel 1985 il parroco di
Pradello don
Remo Strazzi pretese la restituzione che tuttavia non è mai
avvenuta,
anche per il parere negativo dell'organo di tutela competente
Edicola composta da paraste laterali fitomorfe
sovrastanti colonnette
tortili. Fronte a guglia con festone fogliato, archetti a sesto acuto
filigranati e rosette centrali digradanti. Tra le colonnette formella
ornata da medaglioni, archetti e Cristo crocifisso.
Da Lombardia, Beni culturali
Battistero
Il
Santuario prende il nome "Pieve
dei due pozzi" dai pozzi collocati rispettivamente
all'esterno della chiesa (pozzo dell'amicizia) e all'interno nel presbiterio in funzione di
altare (pozzo della fede).
Da
Civiltà
mantovana137,
2014
Preghiera ai
Santi Cosma e Damiano
O gloriosi santi
Medici Cosmo e
Damiano, con umiltà e confidenza di figli devoti, ci
prostriamo
fiduciosi innanzi alle vostre immagini per implorare il vostro potente
patrocinio. La pietà, che sempre avete usato verso i
sofferenti,
ci anima a raccomandarvi caldamente il nostro povero infermo...
Ridonategli la salute. Una sola vostra parola può recargli
sollievo e può ottenergli dal Signore la sospirata grazia.
Accogliete, benevoli, le nostre suppliche ed esauditeci. Gloria al
Padre...
O coraggiosi
Martiri,
conoscendo noi i singolari carismi, di cui vi arricchì il
buon
Gesù per il bene spirituale e temporale dei vostri fratelli,
nutriamo piena fiducia di ottenere, per vostro mezzo, la grazia che vi
domandiamo.Il Divino Redentore, che attraversò la Palestina
beneficando tutti e sanando gli infermi, non potrà certo
rigettare i nostri gemiti, se le nostre preghiere saranno avvalorate
dalla vostra intercessione. Supplicate il Signore per l'ammalato che a
voi raccomandiamo, e mostrate ancora una volta che siete i generosi
benefattori dell'umanità sofferente. Gloria al
Padre...
O potenti Santi,
il vostro
cuore, sempre infiammato di quel sacro fuoco che il Redentore venne a
portare sulla terra per la salvezza dell'umanità, non
rimandò mai privo di consolazione chi a voi ricorse con fede
nelle tribolazioni della vita. Saremo forse noi soli esclusi dai vostri
benefici? È vero, non ne siamo meritevoli. Ma,
poiché
è grande il vostro potere presso Dio, siamo sicuri che non
resteremo delusi nelle nostre speranze. Benedite, dunque, il nostro
infermo, come un giorno Gesù benedisse gli infelici che ne
imploravano il soccorso, e, con la salute dello spirito, ridonategli
presto quella del corpo. Sarà questa un'altra prova della
vostra
inesauribile carità, un altro titolo per la nostra profonda
e
sincera gratitudine. Gloria al Padre...